I numeri mi annoiano, anche quando riguardano i pesci.
Se scorro la tabella (a destra)con il resoconto dei ripopolamenti dell’anno in corso mi si annebbia la vista. Per andare fino in fondo devo richiamare alla memoria le immagini dei corsi d’acqua che sono elencati con rigoroso criterio geografico.
Leggo “Livo” e vedo i faggi di Pianezza, leggo Albano e vedo i pascoli del Marnotto; solo così riesco ad arrivare fino in fondo.
E’ più difficile entrare in sintonia con la seconda colonna, quella dei numeri; quindi mi limito a guardare i totali e li arrotondo per capirli meglio: 230.000 trotelle nei fiumi, 100.000 nel Lario e 40.000 nel Ceresio.
Sono poche? Sono tante? Sono troppe?
Sostenere che siano poche mi sembra un tantino azzardato. 370.000 pesciolini messi tutti in fila formano un serpentone lungo 18 Km e mezzo. Magari vuol dire poco, però fa una certa impressione.
Qualche ittiologo particolarmente scrupoloso potrebbe dire che sono troppe, perché secondo i parametri della bibliografia scientifica anglosassone ne basterebbero, che so, 250.000.
Le facce soddisfatte delle centinaia di pescatori che hanno collaborato alle semine mi dicono che sono tante e siccome a me interessano soprattutto le persone anch’io dico che sono tante.
Soprattutto sono vere, sono pesci in carne ed ossa, con le loro belle pinne e le loro piccole scaglie.
Sono il risultato del lavoro svolto con passione dagli appassionati, veri, che sgobbano tutto l’anno all’incubatoio, vero anch’esso, di Valmorea. Il tutto grazie ai quattrini, veri, che i pescatori comaschi versano ogni anno nelle casse dell’APS.
A proposito di quattrini, così a spanne i 370.000 pesci prodotti dall’incubatoio valgono un centinaio di migliaia di euro, più del doppio di quello che l’APS spende ogni anno in mangime, personale e spese varie.
I numeri saranno anche noiosi, ma ogni tanto sono utili.Oggi per esempio mi hanno trasmesso una bella sensazione di concretezza. L.P.
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