E’ una delle tante domande a cui è difficile trovare una risposta. Il bel pesce argentato che abbiamo appena catturato con la cavedanera o con la molagna potrebbe essere una delle trotelle che arrivano dall’incubatoio di Valmorea, oppure potrebbe essere nato in un raschio dell’Adda valtellinese, o in una piccola buca di un torrente che sfocia nel Lario. L’aspetto del pesce non ci aiuta: dopo qualche mese di permanenza nelle acque lacustre, tutte le trote assumono la classica colorazione argentea e presentano sui fianchi qualche puntino nero a forma di x.

Per cercare di fare un passo avanti nelle nostre conoscenze, in incubatoio quest’anno abbiamo marcato buona parte delle trotelle destinate al lago. Qualche settimana dopo la nascita, abbiamo immerso i pesciolini in una soluzione di alizarina, una sostanza atossica che si fissa negli ossicini dell’orecchio interno. Gli ossicini, osservati con uno speciale microscopio, mostrano una caratteristica fluorescenza arancione e mantengono questa caratteristica per molti anni.

Nei prossimi anni chiederemo ai pescatori di fornirci le teste delle trote catturate nel lago e le affideremo alle mani degli esperti, per l’estrazione degli ossicini dell’orecchio interno e la loro osservazione al microscopio. Se sullo schermo appariranno gli anelli fluorescenti, avremo una conferma dell’utilità del nostro lavoro. Se gli anelli non ci saranno, la natura ci avrà dimostrato ancora una volta che può fare tranquillamente a meno di noi e ci chiederà di rivolgere altrove i nostri sforzi.