La salvaguardia dei pesci autoctoni, entro i limiti del buonsenso, è certamente condivisibile, ma se deve strettamente adeguarsi a ciò che oggi la scienza insegna, quanto affermato da Marco Corengia nella rubrica della scorsa settimana in merito alla questione dell’ibrido di marmorata nelle acque Valtellinesi, ci sembra denoti una metodologia operativa che di scientifico ha ben poco. Dove la marmorata è oggetto di protezione (es. Alto Adige) non solo l’ibrido deve essere eradicato (parola orribile), ma per i ripopolamenti non possono essere utilizzate trote fario, mentre le immissioni di trote iridee, che non si ibridano con la marmorata, sono consentite. Ma una disposizione legislativa nazionale vieta qualsiasi immissione nelle acque italiane di specie ittiche non autoctone, salvo deroghe rilasciate dal Ministero dell’Ambiente alle Regioni che ne fanno motivata richiesta. Se Regione Lombardia non dovesse richiedere e/o ottenere la deroga all’immissione delle iridee, il mondo della pesca sportiva regionale subirebbe un gravissimo colpo. Se poi anche la fario dovesse essere classificata come specie alloctona, in assenza di deroghe, Regione dovrebbe chiudere tutti gli incubatoi pubblici, compreso Valmorea.
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In agenda i divieti di pesca.